Alberi

Alberi   fonte   di   vita

                                                 Brenda Cirioni


Vladimiro Lorenzon  "Albero della vita"





I miei alberi della vita



































Creatività, arte e natura........















                                             Ri CREA zione




Carlo Cordua......."Loro due da soli"


















La voce degli alberi. Poesie di Jacques Prévert, di Stefano Corazza

Da poche settimane è stato ristampato da Guanda (La Fenice) un bel libro di poesie di Jacques Prévert, pubblicato per la prima volta nel 1968, dal titolo “Alberi”; raccolta che possiede ancora, se mai l’aveva persa,  la pienezza  di senso, di attualità, di pregnanza politica che aveva al tempo della sua composizione. Semmai di più, dato che oggi viviamo un tempo in cui l’«essere altro» degli alberi, messa in versi e quasi pretesa da Prévert, è divenuta “essere alieno” nel senso che dà al termine Zygmunt Bauman, cioè una diversità di cui si ha paura e contro cui si leva la sega di una “sicurezza” presuntamente garantita agli uomini dalle istituzioni solo nei loro confronti dato che in nessun altro caso lo è e lo può essere (né nel/sul lavoro, né sulla strada o in casa …).

Opera di Eva Jospin (ArteFiera, Bologna, 31 gennaio 2010)
Dice Albinati, nella sua bella introduzione al volume, che Prévert è stato capace di anticipare il pensiero ecologista moderno,  ricollegandosi ai temi già trattati dai poeti romantici, ma sconosciuti ai più, e dargli una forma accessibile a tutti coniando “…l’intero vocabolario e l’iconografia (l’imagery) che ci accompagna e ci accompagnerà per un bel pezzo ancora”. E in effetti, come dargli torto leggendo versi come questi:
Gli alberi parlano albero
come i bambini parlano bambino
Quando un piccolo
d’uomo e di donna
a un albero rivolge la parola
l’albero gli risponde
il piccolo capisce
In seguito
il bambino parla arboricoltura
con i maestri e i genitori
Più non intende la voce degli alberi
non sente più
la loro canzone al vento
Eppure
talvolta una fanciulla
lancia un grido disperato
In un giardino
di cemento armato
di erba vizza
e di lurida terra.
….


Crack Cut Column, 2009, di David Nash (ArteFiera, Bologna, 31 gennaio 2010)
Non ricorda a tutti e a ciascuno qualcosa? Una storia attuale che abbiamo vissuto? Una sensazione provata? Una emozione dolente? Per alberi scomparsi improvvisamente dal nostro orizzonte quotidiano per fare posto ad un marciapiede o a una pista ciclabile, ad un nuovo edificio, a un vuoto angosciante e silenzioso…
I giorni degli alberi
presero a peggiorare
gli uomini disprezzavano gli alberi
gli uomini disprezzavano le donne
bisognava sentirli
tutto il santo giorno
Inutili come un fiore
stupidi come l’amore
insipidi come la libertà.

Quando nel loro campo visivo
un albero spuntava ancora
vedevano verde
verde di rabbia del rimpianto

(da La Speranza Verde)

Chioma di un albero (dettaglio) (foto del 25 luglio 2008)
Ma Prévert non si limita alla denuncia, a sollecitare emozione, al lancio di uno slogan indica la strada dell’azione, simile a quella già tracciata da Jean Giono, ma più “cittadina”, più vicina al suo essere  “umanissimo commediante urbano”, precorritrice e ispiratrice dei “guerrilla gardeners” di oggi:
Quello che pianterà
un albero segreto
in Rue Pillet-Will
non vedrà il suo nome inciso
su nessuna facciata
ma i passanti senza saperlo
gli saranno assai riconoscenti
ascoltando in questa strada accattona
stretta e vedova di tutto
un’arietta musicale
verde insolita
salutare
Stefano Corazza, 16 Agosto 2010








L’albero
 L’albero
  con cui dalla finestra parlo spesso
  mi risponde, con passione e sogno…

  Buongiorno amico, come te la passi?
  Che te ne pare di questo nuovo giorno?
  Io sono qui, non penso mai al dopo,
  Io vivo di memorie soprattutto
  …e tu come li vivi i tuoi ricordi?

  Semplicemente, rispondo,
  sono un vigliacco, pertanto li nascondo,
  non è materia che mi piaccia tanto;
  i ricordi li tradisco e poi li pianto
  sulla collina dove non ritorno.

  Voglio tu sappia questo:
  se gli concedo spazio,
  se li faccio riaffiorare
  mi sembra di aver perso quasi tutto
  mi stanco presto, mi viene nostalgia,
  si presentano pensieri che non voglio,
  mi sembra di invecchiare un po’ più in fretta
  da ieri ad oggi un soffio, un salto,
  decenni, anni, volati in un secondo.

  Il mio tempo, dice, è lento in apparenza
  ed ogni giorno, anno, sembro uguale,
  ma non è vero, cambio di continuo,
  se tu sapessi quanto odio il vento.

  Tu odi il vento? Credevo foste amici;
  pensavo ti piacesse quando scuote,
  quando sembra piegarti e si fa forte
  o quando accarezza con dolcezza le tue fronde.

  Ci conosciamo da sempre, ma non siamo amici,
  spesso soffiando mi riporta indietro,
  agli odori della vita che trascorre,
  alle mie prime radici nella terra,
  ai primi rami, alle mie prime foglie,
  alla gente che mi è passata accanto,
  che se n’è andata via, che non ritorna,
  cuccioli d’uomo dalla vita corta.

 Mi vedi verde, giallo, nudo,
  poi di nuovo verde,
  mi vedi al sole, sotto la pioggia,
  in piena luna, al buio di una notte senza stelle,
  ma è un’illusione, solo un’apparenza,
  è quello che non vedi che è importante
  io come te, ho i miei capelli bianchi.

 Io come te avrei da dire tanto
  sul tempo che trascina la mia vita
  e sulla sua violenza frettolosa.
  Una per tutte?
  Le foglie ancora verdi che ho perduto.

 Capisco, amico, ma non so che dire,
  io sono un uomo,
  uno di quelli che passano veloci,
  ma non vivo di rimpianti
  e amo il tempo
  Mi piace il vento,
  apprezzo le sorprese e i cambiamenti.

  Certo, di errori ne ho fatti proprio tanti
  niente di grave,
  piccoli errori che cambiano la vita.

  Uno per tutti?
  Quando per orgoglio ho detto addio
  invece di dire che l’amavo tanto.

  L’unica foglia verde a cui tenevo.

  Abner Rossi

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